C’è chi dice che la storia del maritozzo risalga addirittura ai tempi degli antichi romani. Ma di sicuro è ai primi del Novecento che Luigi Zanazzo, detto Giggi, poeta dialettale romano con vena da antropologo, mette nero su bianco questi versi: “Una mucchia d’anni fa, dda noi, s’accostumava, in tempo de Quaresima, er primo vennardì de marzo, de portà’ a rigalà’ er maritózzo a l’innammorata” (Zanazzo, “Usi, costumi e pregiudizi del popolo di Roma, 1907).
La prima versione del maritozzo apparsa è infatti quello cosiddetto “quaresimale”, farcito con l’uvetta e chiamato anche “er Santo Maritozzo”, perché unico dolce consentito in tempo di digiuno ecclesiastico. Zanazzo ci dice che “sto maritozzo (…) era dde sopre era tutto guarnito de zucchero a ricami”. Cuori intrecciati, mani che si stringevano, un cuore trapassato da una freccia: i simboli erano quelli dell’amore e, chi poteva permetterselo, offriva in dono questo dolce con una sorpresa, “un anello, o quarch’antro oggetto d’oro”, dice il poeta. È da questo collegamento fra il dolce quaresimale e il pegno d’amore che nasce anche il nome “maritozzo”, perché il dono accettato dal corteggiatore lo portava direttamente alle nozze e quindi a diventare il marito.
Oggi è ben più comune consumare questo dolce a colazione o per merenda e solo di rado si trovano anelli nascosti nella panna. In compenso, il maritozzo ha fatto tanta strada, diventando uno dei dolci romani più amati e uno dei “must have” per i turisti che arrivano in città e che non possono non assaggiarne le diverse varianti che sono emerse negli anni: dal classico con la panna alle versioni perfino salate. Scopriamo dove si possono trovare i migliori maritozzi di Roma.