Vulcano
Come lascia intendere il nome, anche Vulcano parte da Napoli per approdare a Roma. In questo caso è il pizzaiolo Giuseppe Vesi che ha scelto Ponte Milvio per portare il suo progetto di pizze gourmet e cocktail. L’impasto è una crasi fra gli stili napoletano e romano: del primo ha preso l’alta idratazione e la lunga maturazione, del secondo la croccantezza e la cottura più lunga. Per il pairing perfetto chiedere ai bartender, che hanno pensato a una drink list che spazia dai classici ai cocktail signature studiati per l’abbinamento con la pizza. Cocktail, pizza e non solo anche nel nuovissimo Gregorio, nuovo format all day long (dalle 7 del mattino) a due passi da Gregorio VII, il papa che ha ispirato anche il nome del locale. Colazioni, cucina aperta dalle 11 con piatti più o meno veloci, a seconda della fame e delle intenzioni, e una proposta pizza che cambia a seconda dell’orario. Qui il protagonista è Luca Pezzetta, pizzaiolo di Clementina a Fiumicino, che ha curato i menù e la linea: dalle pizzette della colazione alla pizza in teglia del bancone, dal padellino alla classica tonda romana stesa con il mattarello.
Vico Pizza&Wine
Piazza Rondanini 47, Roma
Vulcano Ponte Milvio
Via Flaminia 479, Roma
Gregorio
via della Cava Aurelia 169, Roma
Appio Latino, dove nascono le enoteche
I wine bar con cucina sono il trend del momento anche a Roma. E l’Appio Latino si sta dimostrando uno dei quartieri più fertili per la nascita di nuovi indirizzi da segnare in agenda. Due in particolare i nomi che da questa estate hanno fatto parlare di sé. Da una parte c’è Ruvido, in una traversa di via Gallia, che vanta la consulenza food di un fuoriclasse come Tommaso Tonioni, nonché l’esperienza dei patron Alessandro Bernabei e Yari Stati (il primo è già patron di Acquasanta a Testaccio). Particolare predilezione per i vini orange, design del locale in stile brutalista, con cemento a vista, forniture food di qualità. Fra Re di Roma e Ponte Lungo, ha invece aperto un’altra enoteca che dal nome sembrerebbe non prendersi sul serio, perché si chiamano Ciaparat, che al Nord Italia è sinonimo di cialtrone. Ma i soci che l’hanno aperta sono tutt’altro che improvvisati: Emiliano Cataldi e Greta Bertoli hanno girato enoteche dai nomi noti per i wine lover romani. Il primo lo troviamo in cucina, dove è supportato da Chiara Sarra (già Retrobottega), Greta invece è in sala, a proporre vini prettamente naturali e piatti e piattini per stuzzicare il palato. Anche qui grande attenzione alla selezione delle materie prime.
Ruvido
Via Apulia, 11
Ciaparat
Piazza S. Donà di Piave, 14
Passione bistrot… alla romana
Bistrot 64 è stato per anni una delle colonne della bistronomia alla romana. La cucina di Kotaro Noda, chef giapponese bravissimo a far suoi i piatti della romanità, aveva anche conquistato la stella Michelin. Poi Noda era tornato in Giappone, ma per qualche anno il ristorante aveva comunque retto, con la guida del patron Emanuele Cozzo e la cucina del sous chef Giacomo Zezza. Ed è proprio da queste due figure che oggi Bistrot 64 riparte, a distanza di 10 anni dalla sua apertura. Una trentina i coperti, in una sala rinnovata a due passi dall’Auditorium della Conciliazione, affidata alla guida del maître e sommelier Nicola Bacalu, ma soprattutto la promozione a “primo” del bravo Zezza, che pur mantenendo le intenzioni (una cucina originale, ma calata nella tradizione romana) è finalmente il protagonista del progetto. Arriviamo al centro storico per altre due aperture che hanno fatto parlare di sé. Una è quella del terzo indirizzo del gruppo Ginger, che i cultori della cucina salutare conosceranno già nelle sedi al Pantheon e a via Borgognona. Stavolta siamo in piena via del Corso, nella cosiddetta Corte Laica di Palazzo Raggi. Uno spazio da Grande bellezza in un edificio settecentesco, rivalutato per ospitare questo ristorante che in questo caso aggiunge cocktail e pizze alla sua solita offerta a base di cibo salutare, con una predilezione per il vegetale. Poco lontano, in via della Frezza, nasce Ninù: un progetto che mescola cucina di pesce a prezzi corretti, arte e design, atmosfere familiari. Anima del progetto, Alessandra Marino, architetta, collezionista e imprenditrice che i romani ricordano per il famosissimo ‘Gusto. È lei la Ninù che ha letteralmente messo a disposizione la sua casa nel pieno centro di Roma per questo progetto a metà fra accoglienza e ristorazione. Uno spazio da 850 metri quadri su più livelli, con cocktail bar e zona caffetteria con affaccio su strada, ristorante con menù pensato dal noto chef Marco Gallotta e realizzato nel quotidiano da Simone Ianiro, una cuisinette con una vera cucina casalinga (era quella di casa Marino) per gli eventi privati e presto un b&b per completare l’offerta con l’accoglienza. Il tutto fra scaffalature con novemila libri, opere d’arte e pezzi di design sparsi qui e là da far girare la testa anche ai collezionisti.
Bistrot 64
Via Guglielmo Calderini, 64
Ginger Corte Laica
Via del Corso, 173
Ninù
Via della Frezza, 43
Un tocco di internazionalità, dal Giappone a Ibiza
Da una casa romana degna di una rivista d’architettura, a un’ambientazione giapponese in stile sala da tè, con tanto di giardino giapponese originale. Hiromi la Maison è la prosecuzione di quel progetto di scoperta della cultura asiatica iniziata con Hiromi Cake. Se il primo locale aveva dato lustro alla pasticceria giapponese, questo nasce per proseguire con il focus su tè, sake (160 etichette da acquistare in modalità enoteca, 25 in carta da ordinare al bicchiere), nonché di cucina giapponese. Anzi, nella fattispecie cucina della regione del Kansai (la regione di Osaka), da cui proviene il sushi chef Aiuchi Takehiko, che ha curato la proposta. Il tutto in uno spazio che si presta anche per corsi di lingua e calligrafia giapponese, lezioni di pasticceria tradizionale e degustazioni. Chiudiamo la rassegna in bellezza, con un indirizzo di cui abbiamo già parlato, ovvero CasaLoca, il nuovo locale che la coppia di All’Oro, Riccardo Di Giacinto e Ramona Anello, ha aperto con il socio e amico Luca Colapietro. Qui l’ispirazione è da ristorante ibizenco, con moltissimi richiami che contribuiscono a un’atmosfera da Baleari e una cucina che pesca nei ricordi degli anni trascorsi dallo chef Di Giacinto in Spagna. Ci sono le tapas, la paella, tanti piatti di pesce (a cui si aggiungerà presto una griglia per cuocere pesci interi), ma anche pregiate carni alla griglia, da mangiare sorseggiando una Sangria o un Gin Tonic, rigorosamente nel baloon, come si fa in Spagna.
Hiromi La Maison
Via di Reggio Emilia, 24
Casa Loca – Comida contagiosa
Corso di Francia, 207