Pane e formaggio: esiste forse ricetta più semplice, e al tempo stesso più conviviale? Forse una: formaggio fuso in cui intingere pezzi di pane raffermo. È la fonduta, regina delle tavole invernali, con illustri origini svizzere, ma grandi estimatori in un po’ il tutto il mondo. A prima vista, non c’è nulla di complicato nel fondere del formaggio, tanto che la fonduta viene da molti considerata pietanza di “emergenza”, per risolvere al volo delle cene improvvisate. La realtà, invece, è che preparare il piatto senza alcune accortezze rischia di trasformare la prospettiva di una golosa serata in una tragedia senza precedenti.
Per evitare una fonduta acquosa, senza sapore, oppure bruciata, dobbiamo per forza affidarci alla scienza e a quel che ha da insegnarci sul formaggio e la sua fusione.
I tipi di formaggio
Partiamo, innanzitutto, dagli ingredienti. Il formaggio è composto, per la maggior parte, da acqua, grassi e proteine del latte, sale. Le percentuali variano molto in base al tipo di formaggio, ma possiamo constatare anche dalla nostra esperienza che quelli freschi hanno una maggiore percentuale di acqua (circa 80%), che scende drasticamente in quelli stagionati (circa 30%). Senza considerare il fatto che la composizione varia moltissimo anche in base al tipo di latte utilizzato. Per esempio, quello di capra ha una bassa percentuale di caseine, proteine che tendono a creare strutture molto solide, ed è per questo che il formaggio che se ne ricava è morbido e cremoso. Nella produzione del formaggio non dimentichiamoci poi del caglio, un enzima specializzato nel “rompere” le caseine in pezzetti che cercano poi di aggregarsi tra loro. Si forma così la cagliata, quella che diventerà formaggio, che viene separata dal siero del latte.