“Provengo dalla scuola di Cannavacciuolo: per quattro anni sono stato chef al suo Bistrot di Torino, prima ancora ho lavorato a Villa Crespi”. Sicuro delle proprie capacità e consapevole del percorso professionale affrontato finora, si racconta così Emin Haziri, chef ventinovenne, alla regia del nuovissimo Procaccini Milano, ristorante fine dining con un ambizioso progetto di sviluppo, inaugurato poco meno di due mesi fa nel capoluogo lombardo (lo avevamo segnalato tra le aperture più attese del 2024) nella via da cui prende nome.
“Ho cominciato con uno stage da Philippe Léveillé a Brescia, poi sono stato nelle brigate di Carlo Cracco e di Enrico Bartolini, prima di approdare a Villa Crespi. Poi, a 22 anni, sono andato al Noma di Copenaghen, quindi in Francia, alla corte di Gérald Passédat a Marsiglia, tre stelle Michelin”, prosegue. Originario di Pristina, a 7 anni arriva con la sua famiglia a Trieste e si forma all’istituto alberghiero, coltivando il sogno di diventare uno chef, professione scelta per passione, contro le aspettative della madre che lo voleva dottore o avvocato - “A quello ci ha pensato mio fratello, che ha studiato medicina”, dice scherzano.
Oggi lo ritroviamo alla guida di una brigata tutta under 30, come executive chef del gruppo Procaccini Management srl, che ha in programma nuove aperture in Italia e non solo. La proposta gastronomica? Si fonda su tre menu degustazione da sei portate: il Viaggio dello Chef, ovvero il percorso ideale per chi vuole scoprire l’itinerario professionale di Haziri con i suoi piatti signature; il menu Classico, che reinterpreta la tradizione in chiave contemporanea; il Vegetariano, che è un inno alla natura e al mondo vegetale.
Conosciamo meglio Emin Haziri: ecco che cosa ha raccontato lo chef a Fine Dining Lovers.