Un tartufo appena cavato | Foto Nicolò Brunelli
Riconosci le differenze: tartufo bianco VS nero
Più ricercati e delicati, i tartufi bianchi si devono usare rigorosamente a crudo. La varietà più pregiata? Pico, quella di Alba. I tartufi neri chiamati anche Perigaut, dalla regione francese dove hanno origine, sono la seconda varietà più pregiata dopo la bianca. Si possono anche cuocere, ma il consiglio è di non superare mai i 40°C. Un uso alternativo del tartufo bianco? “A differenza di quello che comunemente si crede, il tartufo bianco non va solo sulla carne o sull’uovo”, spiega Mammoliti. “Per esempio, è perfetto sui dessert. Personalmente, lo abbino a un soufflé al cioccolato 83%, servito con un gelato al tartufo bianco e scaglie di tartufo bianco. A casa si può abbinare al classico tortino al cioccolato, con una semplice grattata”.
Il tartufo nero è più versatile. “Io uso molto il nero perché ha un aroma più versatile in cucina, più terroso, più vicino al fungo, e le persone lo apprezzano anche di più perché non tutti i palati amano le caratteristiche del tartufo bianco e il profumo che rilascia. Il cosiddetto “pregiato nero” ha proprietà importanti anche da crudo, ma in cottura rilascia meglio i suoi profumi.
Usa il tartufo per aromatizzare proteine e grassi
Molto profumato, il tartufo rilascia tante particelle volatili: ecco perché può essere usato per aromatizzare altri ingredienti in cucina. “Si lega facilmente a proteine e grassi animali, che assorbono tutti i suoi profumi”, spiega Mammoliti. Un trucco in cucina? “Puoi fare un burro aromatizzato al tartufo bianco, un’emulsione al latte, una fonduta di formaggio: l’importante è che ci siano parti grasse che aiutano a veicolare il tartufo”. “Un modo facile e veloce per aromatizzare in casa uova, burro, latte, panna (e tutto ciò che è grasso)? Basta conservare gli ingredienti nella stessa scatola del tartufo per due o tre giorni”, esemplifica lo chef.
Impara a conservare il tartufo in modo corretto
Come conservare il tartufo? Il metodo cambia a seconda che il tartufo sia bianco o nero. “La conservazione deve essere fatta in panni di cotone da cambiare sovente. Io ho una scatola di acciaio rivestita di legno, perché il legno conserva la giusta umidità e non fa avere troppo calo di peso al tartufo”, racconta lo chef. “A casa il tartufo si può conservare in un barattolo di vetro, oppure nel riso, ma non è l’ideale: ecco perché io ho trovato questa tecnica della scatola, che è una soluzione fatta apposta”, continua. “Il tartufo bianco in realtà non andrebbe conservato: si dovrebbe comprare e mangiare subito. Per quanto riguarda il tartufo nero, invece, ci sono più tecniche di conservazione: lo puoi tenere nella stessa terra dove è stato cavato, oppure nella carta da cucina, in frigorifero, in un contenitore ermetico di vetro. Il legno che io uso per le mie scatole è di castagno o di ulivo (lì dentro i tartufi si conservano anche per una settimana, sempre in frigorifero)”, dice Mammoliti.
Qual è il momento giusto per usare il tartufo? “Più è fresco e più dura il tartufo, ma non bisogna dimenticare che ha una sua fase di maturazione: per esempio, un tartufo cavato la sera prima, per essere buono e sprigionare al massimo i suoi profumi, avrà bisogno di un paio di giorni. Il consiglio è di aspettare un giorno o un giorno e mezzo prima di usarlo”.
Ricette con tartufo: il Phò all’italiana di Michelangelo Mammoliti
Un’idea per una ricetta con tartufo semplice e originale? Lo chef Mammoliti propone il Phò all’italiana, una rivisitazione al profumo di bosco della classica zuppa vietnamita a base di brodo di carne. Scopritela qui di seguito.
Ingredienti e procedimento
Per la pasta gialla
- 750 g farina Petra 7220 Gran Pasta
- 550 g tuorlo
- 30 g olio evo
- 10 g sale
Impastare tutti gli ingredienti in planetaria con il gancio. Trasferire in un sacchetto sottovuoto e chiudere al 100%. Plastificare in monferrina fino a ottenere una consistenza liscia e omogenea. Stendere a 5 mm in monferrina, tagliare a 30 cm di lunghezza e passare alla trafila per ricavare i tajarin. Far asciugare.
Per il glassage alla salvia
- 40 g burro dolce
- 100 g brodo di pollo
- Q.b. salvia, sale, pepe
Ridurre il brodo della metà. Aggiungere la salvia in infusione. Filtrare. Aggiungere il burro, il sale e il pepe.
Per il burro al tartufo
- 250 g burro
- 100 g tartufo bianco
- 3 g sale
Frullare tutti gli ingredienti per ottenere un composto liscio.
Per il consommé di gallina
- 1 gallina
- 4 L acqua microfiltrata
- 1 cipolla bionda
- 1 carota
- 1 costa di sedano verde
- 20 g alga nori
Pulire la gallina. Farla sobbollire in una pentola con l’acqua. Rimuovere le impurità con l’aiuto di una schiumarola. Aggiungere le verdure e cuocerle 2 ore. Filtrare. Riservare da parte il grasso della gallina. Salare e mettere in infusione le alghe. Filtrare e servire a parte.
Per il burro montato
- 250 g burro d’alpeggio
- 2,5 g sale
Montare in planetaria con la frusta e servire a parte.
Per la finitura
Cuocere i tajarin in acqua salata e terminare la cottura nel glassage alla salvia. Servire i tajarin in un piatto fondo e aggiungere la polvere di salvia. Servire, a parte, con un cucchiaio di burro al tartufo fuso, burro montato e consommé di gallina.